domenica 26 aprile 2009

Cronache.

Arrivi, check-in, partenze e poi nuovamente check-in e arrivi, e poi le insensate scale del bagno scendendo e poi salendo, quietata l'urgenza e con ventuno kg di valigia che ti fanno sudare.
Taxi? No grazie, non c'è bisogno. Taxi? No grazie. Taxi? No. Taxi? No!
I pensieri che volano più veloce di quell'aereo su cui sedevi fino a pochi minuti prima.
Si fanno i conti con i sentimenti, ma i conti in questo caso non tornano, come non tornano i conti con la compagnia telefonica: qualcosa di residuo sul conto lo avevi lasciato perché ora quella voce, in una lingua straniera che a malapena comprendi, ti dice che non sei abilitato a chiamare.
Bancomat! Prelievo qualche soldo che almeno ricarico. Niente spicci.
Cambio valuta, strozzini, ma almeno ottengo quel che volevo. Ricarico. Chiamo.
Sai dove sono i parcheggi? Certo che lo so, ho girato tutto l'aeroporto nell'ora che mi hai fatto aspettare. Ma ti limiti a: Certo che lo so. Sicuro? Si. Ti aspetto in macchina.
Sei ore in aeroplano non valgono di più.
I parcheggi sai dove sono, per questo non sei entusiasta, son esattamente dalla parte opposta.
Cammini, poi allunghi il passo. Il telefono squilla: Sapevo che non sapevi dove fossero i parcheggi. Si che lo so, solo che... Ti vedo, ti vedo. Voce squillante e meravigliosa. Ora ricordi perché hai aspettato più di un mese quella giornata di visita agli aeroporti dell'est Europa.
La vedi che ti corre incontro, ora ricordi, ora dimentichi tutto. Non importa.
Non hai mai avuto tra le braccia nulla di più importante.

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